Continuo a leggere commenti sulla vicenda Weinstein/Brizzi di registi, critici e personaggi pubblici che lamentano, con particolare riferimento ai servizi-denuncia de “Le iene”, il rischio della gogna mediatica e la barbarie dei processi sommari, laddove ci sono delle sedi deputate alle dispute giudiziarie e, se si ritiene di avere subito un torto/reato, bisogna andare in procura e denunciare.
Ma se un cittadino, ad esempio, avesse subito un episodio di malasanità e volesse rivalersi sul medico e/o sulla struttura ospedaliera che gli ha procurato un danno fisico, dovrebbe limitarsi alla denuncia giudiziaria o non sarebbe più conveniente ed efficace se informasse ANCHE l’opinione pubblica utilizzando tutti i mezzi (leciti) a sua disposizione? Le lettere sul giornale e la polemica giornalistica che ne potrebbe scaturire non lo aiuterebbero a trovare sostegno e risorse per portare avanti la sua causa e magari anche a vincerla?
Limitarsi ad adire le vie legali significherà nel 99% dei casi intraprendere un percorso lunghissimo e molto costoso e in cui non necessariamente la verità processuale risulterà corrispondere a quanto realmente successo.
Questo lo sappiamo tutti.
Il fatto che 10 ragazze diverse e che non si conoscono tra di loro sostengano di essere state molestate da Brizzi e che l’interessato non abbia in alcun modo smentito tali circostanze mi sembra sufficientemente eloquente. Non c’è bisogno della sentenza di un giudice (che spero arrivi comunque) per avere contezza del fatto che Brizzi sia un porco indifendibile e, soprattutto, che abbia abusato in maniera indegna del suo potere e della sua posizione di privilegio.
Un sistema che delega ogni problema sociale alla magistratura è un sistema malato, che di fatto non garantisce i diritti di nessuno.
E, d’altra parte, è soltanto partecipando e alimentando il dibattito pubblico che il legislatore, intercettando il cambiamento dei codici etici e delle abitudini morali, può decidersi a mettere mano ai riferimenti normativi e a modificare leggi anacronistiche o ingiuste (come l’articolo del codice penale che prevede che si abbiano solo 6 mesi di tempo per querelare una persona per stupro).