
Non volevo scrivere l’ennesimo post su Fedex.
Al 5° paragone con Pasolini (Io conosco i nomi…) ho cominciato a vacillare.
Quando poi mia zia ottantenne mi ha inserito nel gruppo WhatsApp “combattiamo le ingiustizie e le diseguaglianze” con la foto di profilo del nostro Che Guevara con il rolex, non ce l’ho più fatta.
Nel concerto del primo maggio sponsorizzato dall’ENI e Intesa San Paolo – il prossimo main-sponsor sarà direttamente Amazon – Fedez prende la parola e si scaglia contro Salvini e i retrogradi propugnatori della famiglia tradizionale.
Evviva! Hurrà! Il nuovo eroe della sinistra!
Il campione dei diritti umani!
Poco importa ai sostenitori della reincarnazione martoriata e sofferente di Antonio Gramsci che il modello di business di Fedez & Ferragni sia la quintessenza del capitalismo predatorio che sta alimentando la divisione tra un novero esclusivo di miliardari e la stragrande maggioranza della popolazione.
Poco importa che Fedez e Ferragni, parafrasando le parole di Nicoletta Dentico, “si stiano impadronendo anche dell’ultimo fortino rimasto indenne alla logica estrattivista e produttivista del capitalismo finanziario – il mondo dei diritti, della solidarietà e del dono“.
Vuoi fare ancora più soldi e aumentare la tua sfera d’influenza?
Nulla di più redditizio e appagante di giocarti la carta del censurato dai poteri forti e dell’antisalvinismo di maniera.
In un colpo solo ti sei assicurato altri centinaia di migliaia di follower, i titoli in borsa che si impennano e i guadagni netti all’anno che si proiettano dai 30 ai 60 milioni.
Poco importa che Fedez e Ferragni siano, molto più di Pillon e Salvini, l’incarnazione stessa della famiglia tradizionale, con il figlioletto biondo esibito in ogni frangente (immagino con tanto di sponsorizzazioni di pannolini, di omogenizzati e di bamboline), in barba a qualsivoglia criterio morale e alle normative vigenti sui minori, perché tutto ciò che può essere monetizzato va utilizzato senza scrupoli.
Niente da dire.
Al di là dell’insopportabile ipocrisia, l’ha preparata bene.
Ma intanto, per la prima volta nella storia del concerto del primo maggio sponsorizzato da ENI e Intesa San Paolo, un miliardario ultra-capitalista testimonial di Amazon monopolizza l’attenzione con un’operazione di marketing scritta a tavolino e di diritti dei lavoratori non parla più nessuno.
(2 maggio 2021)
Ottima riflessione, caro Piero!
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