Dunkirk e la regina

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Su Dunkirk non so bene come esprimermi né ho capito se mi sia piaciuto o meno; di certo però la sua visione mi ha sollecitato una riflessione. Il modo apparentemente neutro, documentaristico e anodino con il quale Nolan tratta il celebre episodio della seconda guerra mondiale nasconde e insieme esplicita ideologicamente (e su questo ha ragione Fofi per cui Dunkirk è il film manifesto della Brexit) la vexata quaestio del punto di vista e della focalizzazione nel cinema che ha raccontato (in tempo reale) la seconda guerra:
che ruolo ha giocato lo storytelling cinematografico nella catechizzazione/sensibilizzazione ideologica dell’opinione pubblica mondiale e dunque nell’accelerazione della risoluzione del conflitto?
Hollywood dal 1937 in poi centuplica la produzione di film bellici – dal 1942 al 1945 sono oltre 500 – (quasi) tutti narrativamente polarizzati, con i nazisti cattivoni da una parte e gli americani buoni padri di famiglia pronti a sacrificarsi per la pace nel mondo dall’altra.
Quando l’establishment americano capisce che Hitler e il suo regime, con cui fino a quel momento aveva intrattenuto buoni rapporti, sono diventanti un problema per l’economia statunitense, Roosevelt e l’industria bellica cominciano a sommergere di dollari gli studios chiedendo anche ai grandi registi (poco importa se democratici o repubblicani) di rispettare il decalogo contenuto nel “manuale informativo del governo per l’industria cinematografica” e che in sostanza si riassumeva nel primo, elementare requisito: “questo film ci aiuterà a vincere la guerra?”.
La mossa più clamorosa di questa battaglia ideologica giocata a suon di messaggi subliminali e di de-costruzione degli immaginari la compie Walt Disney (di cui sia Hitler che Goebbels erano grandi ammiratori) dando alla regina cattiva persecutrice dell’eroina pop Biancaneve il volto e le sembianze di una delle icone più note del pangermanismo, Uta di Ballenstedt, margravia di Meissen, quintessenza dello spirito teutonico, rendendo così un simbolo positivo della storia tedesca l’archetipo del male (assoluto) cinematografico.

reginauta

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